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ALLE QUOTE ROSA (DI RABBIA) PARLATE DI “RESTANZA” 

Obbligatorio non mancare all’appuntamento annuale con il Rapporto del Censis che Giuseppe De Rita confeziona da qualcosa come 42 anni, traboccante di dati sul profilo mutevole della società italiana.
Un serbatoio di rilievi sui sommovimenti e sui trend psicologici che percorrono il nostro Paese, utile per fare raffronti sulle diverse stagioni che abbiamo attraversato.
A De Rita – ed è facile scoprirlo – più che i dati economici, le statistiche, i calcoli matematici, interessa soprattutto stilare una diagnosi di carattere psichico. Con il gusto supplementare di andare a “inventare”, a ogni edizione del Rapporto Censis, parole che anche figurativamente sintetizzino, che “fermino” quel determinato momento storico.
Invenzioni verbali che spesso sono talmente pregnanti da entrare nel linguaggio almeno dei tecnici, degli addetti ai lavoro, dei giornalisti. Non certo nel linguaggio comune.
“Quando si è in crisi e tutto sembra venir meno è quasi automatico far conto su quello che ci resta, sulla “restanza”, per usare una focalizzazione semantica del filosofo francese Jacques Derrida. Il quale, partendo dalla parola résistance ed eliminando il si  intermedio, evidenzia il concetto di réstance che ben esprime – anche nella traduzione in italiano – quanto sia essenziale nei momenti di pericolo difendere, riprendere, valorizzare ciò che resta di funzionante dei precedenti processi di sviluppo”.
Dunque segnatevi e tenete a mente “restanza”. E provate a confrontarvi con quanto è riuscito a far emergere la capacità di Cesare De Rita nello scavare nel conscio e nell’inconscio della società italiana.
Un esercizio anche di stile.
Scendendo dal psicologico al contingente, cosa, quali argomenti contrapporre all’imminente entrata in vigore della Direttive dell’Unione Europea contro le differenziazioni in base al genere?
Dal 21 dicembre alle compagnie di assicurazione – come sapete – sarà vietato proporre i costi delle polizze in base al sesso.
Per esempio, nella rc auto le persone di sesso femminile saranno chiamate a pagare qualcosa come il 15-20 per cento in più.
Non vi dico cosa potrà succedere nei rami vita, dove – per certe coperture - si parla di aumenti probabilmente vicini al 90 per cento.
Di conseguenza vedremo le “quote rosa” scendere in piazza e protestare contro i soliti assicuratori affamatori del popolo. Tanto biechi e maschilisti da prendersela con le donne. Ignorando che l’iniziativa dell’Unione Europea è scaturita dalla volontà di tutelare il genere femminile dalle discriminazioni.
E quando verranno in Agenzia a chiedere conto, spiegate che è la tanto agognata parificazione dei sessi.
Che provino – come scrive De Rita – in questi tremendi frangenti di crisi, a aggrapparsi alla “restanza”.

Armstrong
(11 dicembre 2012)
 

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